Saggi

Pomeriggio romantico a passeggio con la mia dolce mogliettina, colline imbiancate da una neve leggera, un riflesso che non riesce a nascondere il verde pronto a riemergere, l’odore dell’aria asciutta in una tersa giornata di fine inverno. Fu una folata di aria calda a distoglierci dai nostri fraseggi, subito seguita da un odore di carote tagliate, un astronave delle dimensioni di un pulmino ci affianca e con una elegante veronica si mette dinnanzi a noi, a circa 10 metri, ci fermiamo, a metà distanza comincia a materializzarsi  l’ologramma di un extraterrestre, è un abitante del pianeta Tebit, con fare molto rispettoso si presenta a noi, si scusa per l’interruzione e ci chiede:”Siamo una delegazione del nostro pianeta, e vorremmo incontrare i saggi della vostra terra, ci potete aiutare?”. Passano alcuni secondi dove cerco di inquadrare la domanda. “forse intendi i potenti di questa terra, coloro che comandano?” gli rispondo. “Sono la stessa cosa qui da voi?”. Ecco, scacco matto, non lo sono e mi sento già stupido per questo, ma la cosa tremenda è che non saprei da chi mandarli, il mio sguardo si fa perso, vorrei iniziare un discorso per spiegargli quanto sia più complesso qui da noi ma l’aggettivo “complesso” nella mia mente fa ora stranamente rima con “arretrato”, sono a bocca aperta nel tentativo di sillabare qualcosa che non esce, è l’alieno a farlo prima di me: “Non ti crucciare umano, sono secoli che veniamo ponendo questa domanda e ritorniamo senza conoscerci meglio, sappiamo aspettare”. Detto questo svanisce salutando con un inchino, l’astronave riparte.
Un tempo, nei villaggi avrebbero saputo rispondere, un tempo non ci sarebbero stati dubbi, che strana evoluzione ha l’uomo. Ancora oggi mi interrogo per avere una risposta nel caso ritornino, ancora oggi non saprei che dire.

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