Quando le macchine avranno il sopravvento

Ero disteso su di un verde prato ancora umido insieme al mio nuovo amico o amica Namnyef, un extraterrestre vagabondo, l’indefinizione della sua sessualità dipende dal fatto che loro ne hanno ben 15 tipi diversi (non vi dico il casino per capire i vari tipi di omosessualità derivanti) per  cui un parallelo con noi non è semplice, mi riferirò a lui usando il maschile così per semplicità. Guardando il cielo fui percorso da quella domanda, quando le macchine domineranno l’uomo? Mi accingevo ad argomentare quanto fosse ancora lontano quel momento e come, probabilmente, non avrò modo di vederlo quando mi sentii addosso il suo sguardo allibito, in realtà un impulso del suo sensore mistico a positroni coadiuvanti (ottimi anche contro la cellulite), mi girai verso di lui per capire. Accese il suo sintetizzatore vocale, quella mattina particolarmente scordato, e con la sua pronuncia da scozzese ubriaco mi disse:
“Ma come? siete già schiavi delle macchine, vi rinchiudete dentro di loro al mattino e le manovrate per portarle ad incontrarsi tutte insieme a volte per ore in quelle cose che chiamate strade, poi arrivate in loculi chiamati uffici o fabbriche per dar vita ad altre macchine, computer,  presse, torni, filatrici, lo fate per tutto il giorno, alla sera crollate davanti ad una macchina chiamata televisione, fate tutto questo in cambio di un composito strano che chiamate denaro che vi permette di comprare macchine più grandi, morite intossicati dai rifiuti delle macchine, ci morite dentro, sotto, nel tentativo di costruirle, vi indebitate per loro…. forse, amico mio, la vostra parola “dominare” non si può tradurre nel mio mondo”

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